28 agosto 2017

Skyrim Roleplay Edition - Capitolo V

Dopo una settimana di pausa dovuti a miei problemi personali e lavorativi torna Skyrim Roleplay Edition! A causa delle pressanti "attenzioni" di Lydia (vedi capitolo capitolo bonus 4.5) il nostro "eroe" si è deciso a lasciare Whiterun nottetempo per raggiungere la città di Windhelm, con un duplice scopo: avere maggiori informazioni sul potere della "Voce" e sui "Graybeards" dallo Jarl di Windhelm, Ulfric, uno dei pochi uomini che ha studiato presso di loro questa antica arte e trovare una nuova città dove stabilirsi, una dove il nostro "Dragonborn" non sia poi così conosciuto.






Non avevo mai amato viaggiare di notte e, se le circostanze me lo avessero permesso, avrei intrapreso il viaggio per Windhelm durante il giorno anche se sarebbe stato difficile con Lydia che continuava ad assillarmi per occuparmi delle piccole questioni del popolino di Whiterun che sembrava incapace persino di mangiare senza un Thane che teneva loro la forchetta. La mia fatica venne ripagata quando, alle prime luci dell'alba, arrivai finalmente alla mia meta che aveva un profumo di speranza illuminata dai primi raggi del sole.

-Adoro l'odore di salsedine al mattino- Lavoratore del porto di Windhelm

La città di Ulfric Stormcloak, il leader dei nord liberi che combattevano per Skyrim e mio probabile rifugio per i successivi giorni; dopotutto avevo aiutato Ulfric a scappare da Helgen e Ralof avrebbe potuto mettere una buona parola per me.
Non ero a Windhelm per unirmi alla ribellione, dato che non sentivo quella battaglia come mia, ma per un motivo più intimo e personale: avevo saputo che Ulfric poteva usare la Voce e che avesse studiato con i Greybeards e desideravo quindi saperne di più suoi suoi poteri e sui suoi maestri visto che, apparentemente, quelle cose erano collegate alla leggenda del Dragonborn.

Quel poco che conoscevo della città lo dovevo a Ria, la ragazza imperiale membro dei Compagni: mi aveva raccontato che Windhelm era la città fondata da Ysgramor quando giunse a Skyrim dalla lontana Atmora e che agli inizi era proprio Windhelm la capitale di Skyrim ed il suo palazzo, il palazzo dei re costruito da Ysgramor, la residenza dei Re dei Re di Skyrim. Nonostante ciò i compagni di Ysgramor si stabilirono a Whiterun a causa della Skyforge: allora come adesso i Nord preferivano l'utilità di un'Ascia di Acciaio della Skyforge a vecchie mura di pietra.

Un gigantesco ponte di pietra che attraversava un impetuoso fiume era l'accoglienza che riservava Windhelm ai suoi visitatori che restavano colpiti dall'imponenza delle mura della città e dal gigantesco Palazzo dei Re, visibile da oltre il fiume. Contrariamente a Whiterun non era costruita sul fianco di una collina con il palazzo dello jarl sulla sommità, cosa che faceva riflettere sulla prodezza architettonica dei primi uomini giunti a Tamriel.

L'antica città aprì le sue porte per me senza che nessuno mi chiedesse chi fossi, da dove venissi e quali fossero i miei scopi facendomi credere per un attimo che Windhelm potesse essere la città accogliente ed il rifugio sicuro che mi ero immaginato dai racconti dei miei amici di Riverwood. Purtroppo un incontro che avrei fatto di li a poco avrebbe completamente distrutto quella mia prima impressione su Windhelm.

Un trio di Nord, palesemente ubriachi, se la stava prendendo con un Dunmer che, sul freddo suolo di pietra, cercava di ripararsi dai colpi e dagli insulti dei Nord che, tra i balbettii del loro rubizzo furore, lo accusavano di vivere a scrocco dei Nord: loro li avevano accolti nella loro città e loro li ripagavano col degrado e si rifiutavano di unirsi alla giusta ribellione dello Jarl. Uno dei tre arrivò persino ad accusarlo di essere una spia dei Thalmor, inviata a Windhelm per passare informazioni "al nemico".

Mi voltai verso le guardie del cancello ma erano troppo assorte in una conversazione tra loro: che non avessero visto quanto stava succedendo? Attirai la loro attenzione indicando la scena ma mi chiesero solo che volessi. Non avevano alcuna intenzione di fermarli.

-Non stanno facendo niente di male- replicò uno dei due. Ero sicuro che dietro al suo elmo la bocca fosse contorta in un sadico ghigno.

-Se non ci pensate voi allora lo farò io!- replicai. Prima che potessero fermarmi mi misi in mezzo ai tre ubriaconi e gli intimai di lasciare in pace quell'uomo.

-Quell'elfo- mi disse uno dei tre, che venne rapidamente corretto da uno dei suoi compagni -Quello schifoso elfo vorrai dire- si misero a ridere per un po' prima di allontanarsi. Aiutai il Dunmer ad alzarsi e cercai di accompagnarlo ad una taverna ma lui mi disse che era meglio se tornava nel Quartiere Grigio ed anzi mi invitava ad accompagnarlo: aveva intuito che io non ero di Windhelm e forse sarebbe stato meglio se mi avesse spiegato qual era la situazione prima che io mi cacciassi nei guai a causa sua. Accettai caldamente il suo invito e non spiccicò più parola sull'argomento prima che ci fossimo riparati nella sua calma e modesta dimora. Quel piccolo tragitto mi permise di familiarizzare con l'architettura della città, ed avrei poi chiesto al mio nuovo amico dove si trovassero gli edifici più interessanti per un avventuriero come me.


-Tutto iniziò con l'eruzione della Montagna Rossa- mi disse una volta preparati due boccali di Idromele Black Briar.
-Si, ho presente. Molti Dunmer sono dovuti fuggire dato che gran parte del territorio di Morrowind è divenuto inabitabile- ripensai ad Athis, l'unico elfo tra i compagni, che mi aveva raccontato quella storia.
-Siamo quindi giunti a Windhelm, come rifiugiati, e siamo stati accolti ancora molti anni fa. Abbiamo preso residenza nella parte est della città, in quello che allora si chiamava Quartiere della Neve, e che adesso i Nord hanno preso a chiamare "Quartiere Grigio", per ovvi motivi- disse indicando la propria pelle

-Ed immagino che la situazione sia precipitata una volta approvato il Concordato tra l'Impero ed i Thalmor- aggiunsi

-Infatti. Molti Nord non riescono a vedere oltre alla forma delle nostre orecchie, Orecchie a Coltello ci chiamano, e pensano che tutti gli Elfi siano alleati del Dominio Aldmeri e al soldo dei Thalmor. Normalmente non ci sono grossi problemi, noi stiamo nel Quartiere Grigio e loro nel resto della città ma...-

-... Ma quando bevono un po' troppo se la prendono con voi- dissi, concludendo il suo pensiero.

-Esatto. Ma noi siamo anche fortunati, è per questo che non ci lamentiamo troppo della situazione. I Khajiit non possono neppure entrare a Windhelm ma gli Argoniani...-

-Gli Argoniani?- chiesi incuriosito

-Sono relegati in un vero e proprio ghetto fuori dalle mura e vengono sfruttati come lavoratori al porto!-

-Che schifo- replicai disgustato -E Jarl Ulfric permette tutto questo?!-

-Ah ah ah- replicò lui ridendo -Lo Jarl è troppo preoccupato a combattere la sua guerra per pensare a noi poveri orecchie a punta e lucertole-

Ci congedammo dopo aver parlato ancora e quella discussione aveva rafforzato ancora di più la mia decisione di parlare con Ulfric: ora volevo sapere la sua opinione a riguardo oltre alle informazioni che gli avrei richiesto. Non essendo ancora pratico delle stradine e dei vicoli della città tornai indietro per la strada che avevamo fatto prima e notai una scena singolare: una donna elfica ed un bambino Nord discutere. Incuriosito da quell'insolita accoppiata, almeno per Windhelm, li ascoltai. Stavano parlando di un bambino, Aventus Aretino, che apparentemente stava cercando di evocare la Confraternita Oscura: una setta di assassini devota alla terribile divinità nota come Sithis.

"Sono solo sciocchezze" pensai.

-Sono solo sciocchezze- disse la donna al ragazzino

-Allora vado a giocare con lui, guarda la sua casa è proprio lì!- disse indicando un maniero diroccato.

-No, fermati!- replicò donna afferrandolo. -Si, è vero, sta facendo il Sacramento Nero. Per cui sta alla larga da lui e dalla sua casa!-

Il Sacramento Nero. Un antico rituale per evocare un assassino della Confraternita Oscura. Si dice che accettino qualsiasi contratto, se si può pagare il loro prezzo. Contrariamente a molte storie che si passavano di bocca in bocca la Confraternita Oscura era reale. Tutti lo sapevano. Avevano persino ucciso un paio di imperatori in passato.

La donna condusse il bambino a casa mentre io riflettevo su quelle parole.

Non ero mai stato uno che si impicciava degli affari altrui. Ma questo era veramente troppo. Veramente la gente di Windhelm permetteva che un bambino facesse il Sacramento Nero?! E senza fermarlo? Dov'erano i suoi genitori? Questa città mi sembrava sempre più un luogo in preda al caos, senza alcun controllo. Era questa la visione di Ulfric? Far diventare Skyrim un luogo dove si segregavano le persone in ghetti, si picchiava chi aveva un aspetto diverso dal proprio e dove si abbandonavano i bambini in balia della Confraternita Oscura?

Avevo raggiunto il mio limite. Forse non sarei riuscito a cambiare l'ottusa mentalità dei Nord ma almeno non avrei permesso a quel bambino di cacciarsi in guai più grossi di lui. La porta della sua dimora era chiusa a chiave. Mi guardai attorno e quando non vidi nessuno iniziai a scassinarla. La serratura era vecchia e rovinata ma riuscii ad aprirla senza difficoltà.
La casa sembrava abbandonata ed assomigliava più ad un magazzino pieno di cianfrusaglie che ad una dimora. Se non fosse stato per la luce che proveniva dal piano di sopra e da una voce infantile che non riuscivo bene ad identificare sarei uscito subito. Alzai il mio mantello fino a coprire il mio volto, lasciando trasparire solo i miei occhi. Anche se non avevo cattive intenzioni alla fine non ero molto diverso da un volgare rapinatore.

Salii lentamente al piano superiore mentre i gradini di legno cigolavano sotto al mio peso. Una voce disperata, rotta dal pianto e dallo sfinimento continuava la cantilena. La cantilena del Sacramento Nero. Tutti i bambini bene o male riuscivano a conoscere le parole prima o poi ma riuscire a conoscere l'esatta natura del rituale era sempre stato molto più complesso.

-Dolce Madre, Dolce Madre, invia a me il tuo figlio poiché i peccati degli indegni devono essere battezzati nel sangue e nella paura-

Le parole mi raggelarono il sangue nelle vene. Mi sembrava di poter sentire l'oscurità di Sithis.

-Dolce Madre, Dolce Madre, invia a me il tuo figlio poiché i peccati degli indegni devono essere battezzati nel sangue e nella paura-

Aventus Aretino continuava a ripetere le parole. Era un bambino solo, come lo ero stato io tanti anni prima. Io avevo avuto la fortuna di trovare Daenas. Forse io avrei potuto essere una guida per Aventus, come Daenas lo era stato per me.

Alla fine ero giunto al piano superiore. E lo vidi, in ginocchio sul pavimento mentre colpiva ripetutamente un feticcio, ogni volta ripetendo le parole che invocavano gli emissari di Sithis.

-Dolce Madre, Dolce Madre...-


Vedendolo così preso dal rituale mi venne un'idea: se avessi finto di essere un assassino della Confraternita Oscura, Aventus avrebbe smesso di fare il Sacramento Nero e magari così non avrebbe evocato un vero membro della setta. Poi avrei pensato a come aiutarlo. Quello era il mio piano, molto improvvisato, ma le mie intenzioni erano buone.

Il rumore del pavimento alla fine mi tradì ed Aventus si alzò da terra con in mano un pugnale sporco di sangue. Mi vide e si illuminò in viso.

-Finalmente! Un Assassino della Confraternita Oscura! E' da un sacco che ti aspetto, che faccio il rituale con le... con le cose e ripeto la frase e finalmente sei arrivato! Ora dovrai ascoltare il mio contratto e potrai uccidere Grelod la gentile!-

Continuai ad assecondare il delirio del bambino e mi misi a sedere mentre lui mi raccontava della sua vita: se fossi riuscito a capire qual era il suo problema forse l'avrei potuto risolvere.

Aventus mi raccontò di come era rimasto orfano e di come, rimasto solo, era stato deciso dallo Jarl di congelare tutte le sue proprietà e ricchezze, in vista del diciottesimo anno di età del ragazzo, e che nel frattempo avrebbe dovuto vivere all'orfanotrofio di Riften (l'unico dell'intera Skyrim).

La vita nell'orfanotrofio non sarebbe stata male, mi confidò, non aveva mai avuto così tanti amici e Constance Michelle, una ragazza che lavorava li da quel che avevo capito, era anche gentile con loro. Il problema era la direttrice dell'orfanotrofio: una vecchia chiamata Grelod la gentile.
Era la direttrice da tempo immemorabile e rendeva la vita un vero inferno ai bambini: non potevano giocare, non potevano parlare dopo il tramonto e cose del genere. Secondo me esagerava ma tant'era che, dopo aver promesso di evocare un assassino della Confraternita Oscura per liberare i suoi compani da Grelod, Aventus scappò dall'orfanotrofio per tornare alla casa natia a Windhelm, infilandosi di soppiatto nel carro di un mercante.

Mi disse che aveva già notato in passato il libro nel quale era descritto il rituale del Sacramento Nero ma che il padre gli aveva sempre impedito di leggerlo. Ora però che la casa e tutti i suoi contenuti appartenevano a lui non riteneva di dover rispettare la sua autorità.

Ascoltai tutto in silenzio mentre decidevo, tra me e me, di andare a Riften e prendere contatto con questa Grelod e di mettermi d'accordo per riconsegnarle Aventus. Ero sicuro che stesse esagerando e che alla fine un po' di educazione severa potesse giovargli. Ovviamente ingannai il ragazzo, accettando un vecchio cimelio di famiglia come pagamento (un piatto decorato... fortuna che ero arrivato io se no quelli della Confraternita avrebbero ammazzato lui per averli presi in giro) e mi ripromisi di risolvere quella situazione nel modo migliore per lui.

Ormai mancava solo una tappa, importantissima, del mio viaggio a Windhelm: l'incontro con Ulfric Stormcloak. Le guardie mi fecero entrare nel palazzo dei re senza fare storie e notai Ulfric che discuteva con un uomo della situazione della guerra. Si interruppero vedendomi avvicinare ed Ulfric parlò: -Devi essere coraggioso per avvicinarti ad uno Jarl senza essere interpellato-

Storsi il naso e gli chiesi se non mi avesse riconosciuto: ero stato con lui ad Helgen.

-Ah, si. Il profugo da Cyrodil- replicò lui -Dopo aver visto le infamie commesse dall'impero hai deciso di unirti alla battaglia per liberare Skyrim?-

-Non proprio. Diciamo che ho avuto un incontro ravvicinato con un drago e... ora posso usare la Voce- gli rivelai.

Sbigottito Ulfric replicò -La voce? Senza esserti allenato con i venerabili Graybeards... ma questo vorrebbe dire...-

-Dicono che sono Dragonborn, si. Se non mi credi te lo dimostro...-

-No, no. Nessun Nord, neppure uno da Cyrodil oserebbe mentire su questo. Ma perché sei venuto qui da me allora, fratello?- mi disse, diventando decisamente più affabile.

-Perché ho sentito dire che tu sei uno dei pochi che sa utilizzare la Voce. Che ha studiato con i Graybeards. Per cui voglio saperne di più-

-Mi pare una richiesta legittima, anche se tu non fossi Dragonborn. Ascolta quindi le parole di Ulfric Stormcloak, il vero Re dei Re di Skyrim-

Mi parlò quindi di come i Graybeards seguissero gli insegnamenti di Jurgen Windcaller e ritenessero che la Voce dovesse essere un potere da utilizzare esclusivamente per pregare ed onorare gli dei. Lui stesso era rimasto per anni a studiare nel monastero di High Hrothgar per divenire un Graybeard ma, saputo della guerra con il Dominio Aldmeri era tornato dall'eremo per aiutare l'impero ed il suo popolo.

-Dopo il tradimento del Concordato ho capito che l'impero non aveva più gli interessi di noi Nord a cuore e quindi ho deciso di combattere per una Skyrim indipendente contro i Thalmor- concluse lo Jarl di Windhelm.

-Capisco. Ora mi è un po' più chiaro il discorso. Quindi secondo loro io dovrei usare la Voce solo per onorare gli dei?-

-No, il Dragonborn è un mortale con l'anima di un drago: un dono di Akatosh. Egli è l'unico che può e deve usare la Voce come ritiene più opportuno. Se sei Dragonborn l'unico desiderio dei Graybeards è quello di guidarti ed aiutarti a scoprire la tua strada. Ed il mio è quello di farti capire, fratello, che l'unica strada è la liberazione di Skyrim-

Era giunto il momento di parlare di quell'altra faccenda. -Certo, parli tanto della liberazione di Skyrim ma dimmi: cosa stai facendo per gli elfi e gli argoninai che vivono a Windhelm? Non è forse vero che discriminate i Dunmer e che avete rinchiuso gli Argoniani in un ghetto?-

-Lo facciamo solo per la loro protezione... se girassero liberi per Windhelm...- tentò di scusarsi Ulfric.

-E ditemi, Jarl Ulfric, non potreste migliorare la loro condizione? O far capire ai vostri cittadini che non sono "nemici" o "spie Thalmor"?- gli replicai con decisione, ma senza arrabbiarmi.

-Ora non ho tempo di occuparmi di queste cose. Devo pensare alla guerra! Una volta che sarò Re dei Re...-

-Ci saranno altre cose che ti sembreranno più importanti del benessere di queste persone- dissi interrompendolo -Si, Jarl Ulfric. Persone comuni. Cittadini di Windhelm come i Nord. Se non hai tempo per loro adesso non ne avrai mai e non ho intenzione di mettermi al servizio con chi tratta così chi è diverso da lui-

Iniziai ad andarmene prima che fosse lui a cacciarmi. -Sappi però che non ho alcun amore per l'impero. Ti auguro il meglio in questa guerra- conclusi.

Lasciai quindi la presenza di Ulfric Stormcloak decidendo che sarei partito per Riften l'indomani. Pensavo di aver preso la decisione più saggia: aiutare Ulfric a divenire Re dei Re di Skyrim avrebbe trasformato l'intera provincia in un luogo dove il razzismo ed il caos avrebbero imperversato. Una cosa che non avrei mai permesso. Ed oltre che per trovare la Gilda dei Ladri e diventare ricco avevo anche un'altro motivo per raggiungere la capitale del Rift: aiutare Aventus Aretino e liberarlo dalla sua ossessione per la Confraternita Oscura.

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