24 luglio 2017

Skyrim Roleplay Edition - Capitolo I


Dove il nostro eroe, Ysgran il cacciatore, si ritrova prigionero degli Imperiali assieme ai ribelli Stormcloaks ma, quando tutto sembra perduto, il destino deciderà di assistere il nostro eroe in un modo quantomai... insolito.






Capitolo I - Fuga da Helgen

Nell'estremo nord di Tamriel, oltre le montagne, vi è la provincia di Skyrim, abitata dai Nord: gente dura, temprata dal gelido clima che da una grande importanza all'onore e alle tradizioni e che, ai lussi della corte imperiale o allo studio della magia, preferisce un boccale di Idromele e una buona storia di antiche battaglie.

I miei genitori erano due nord anche se le loro famiglie, emigrate a Sud in tempi passati, avevano pian piano dimenticato le antiche storie, usanze e tradizioni che sono ancora vive a Skyrim. Tradizioni che mi sono sconosciute anche a causa di quel terribile incidente avvenuto quando ero ancora in fasce. I dettagli mi sfuggono, so solo che si trovavano nei boschi di Bruma, una cittadina che sorgeva sulle montagne che separavano la regione di Cyrodil, sede della città Imperiale, con la fredda ed antica Skyrim, quando vennero uccisi da orso. Per mia fortuna a breve arrivò Daenas, un elfo della stirpe dei Bosmer che sentendosi in qualche modo respondabile dell'accaduto mi prese con se insegnandomi tutto quello che sapeva.

Anni dopo, ero ormai un uomo, stavamo cacciando assieme alle prime luci dell'alba quando per uno stupido errore colpii quello che avevo sempre considerato mio padre alla schiena, uccidendolo istantaneamente. Preso dal panico cominciai a fuggire e, senza rendermene conto, passai il confine. Andai a Skyrim.

Piangevo perché avevo appena ucciso mio "padre" e ne avevo lasciato il corpo in mezzo alla foresta. Ero sicuro che mi avrebbero preso e mi avrebbero giustiziato per un crimine così orribile. Sragionavo. Fu solo per caso che mi ritrovai in mezzo a quella maledetta imboscata, tesa dagli Imperiali per catturare Ulfric Stormcloak, capo dei nord che volevano una Skyrim indipendente e che condannavano l'impero per aver accettato il concordato con i Thalmor, elfi del Dominio Aldmeri. I Thalmor rifiutavano il culto di Talos, il dio-uomo, molto venerato a Skyrim ed il concordato ne aveva decretato l'esclusione dal Pantheon imperiale dei Nove Divini. Ovviamente al tempo non sapevo chi fossero Ufric o i Thalmor; a malapena avevo sentito parlare di Talos, nelle montagne di Cyrodil.
Quella situazione mi confondeva e all'inizio la ritenni come un segno del destino, specialmente quando seppi da Ralof, uno degli Stormcloaks catturati nell'imboscata, che ci avrebbero giustiziato. Gli dei mi stavano punendo per la morte di Daenas, pensai, e poco importava che fosse per mano degli Imperiali e a causa di un malinteso.

Non la pensava così Lokir di Rorikstead, un Nord di Skyrim ladro di cavalli: -Dannati Stormcloaks. Skyrim era un bel posto prima di voi. L'impero era tranquillo e rilassato. Se non fossero stati impegnati a cercarvi avrei potuto rubare quel cavallo e a quest'ora sarei a metà strada per Hammerfell- -Tu ed io non dovremmo trovarci qui, è loro che stanno cercando- mi disse Lokir.
-Inutile che cerchi di sfuggire al tuo destino, dovrai morire qui come noi- replicai al ladro di cavalli. Quelle furono le ultime parole che gli rivolsi mentre lui ancora si rifiutava di accettare l'idea di essere giustiziato.
Dopo qualche ora entrammo in un paesino ed il carretto era circondato da curiosi mentre dietro di loro c'erano delle figure vestite in armature lucenti. 

-Guarda, il Generale Tullius, il Governatore Militare. E a quanto pare ci sono anche i Thalmor con lui. Dannati Elfi, scommetto che c'entrano loro in tutto questo- disse Ralof quando vide quelle armature -Ma, aspetta... questa è Helgen! E' buffo ma, quando venivo qui da ragazzo, le mura e le torri imperiali mi facevano sentire al sicuro-

In effetti Helgen era circondata da mura di pietra e potevo vedere in lontananza una roccaforte. Il carretto si fermò ed iniziammo a scendere. Per primo scese un tizio imbavagliato, che era rimasto seduto di fianco a me tutto il tempo. Poi Ralof e Lokir. Io per ultimo.

Una Redguard di Hammerfell, una capitana imperiale a giudicare dall'armatura, ed un Nord stavano controllando una lista stabilendo chi dovesse morire. Per primo avanzò il tizio incapucciato.

-Ulfric Stormcloak, Jarl di Windhelm- decretò il capitano. Ero stato seduto tutto il tempo di fianco al capo della ribellione senza saperlo.
Quando fu il suo turno, Lokir cercò di spiegare la sua situazione: non era un ribelle e quindi non c'era motivo per cui dovesse essere giustiziato. Inutile dire che agli Imperiali non importasse. E fu in questo momento che le mie parole divennero profetiche. Il ladro di cavalli tentò di scappare e il capitano non si mosse neppure. Una sola parola riempì l'aria.

-Arcieri!-

In sei si mossero e riempirono Lokir come un puntaspilli. No, io non sarei fuggito, ma non per affrontare la mia morte con coraggio come Ralof. No. Io avrei accettato la mia morte come giusta punizione per aver ucciso mio padre. Gli dei però non avevano questo destino in serbo per me...

Il Nord che vestiva l'uniforme imperiale mi chiese chi fossi
-Il mio nome è Ysgran, sono un cacciatore di Cyrodil-
-Hai scelto un brutto momento per tornare a casa, fratello- replicò. Imparai presto che quello era un modo comune di chiamarsi, tra Nord.
Si rivolse poi alla sua superiore -Capitano il suo nome non è nella lista. Che facciamo?-
-Dimentica la lista, va sul blocco-
Nel fondo del mio cuore apprezzai quel gesto del Nord, seppur inutile. Seguii gli Stormcloaks mentre il generale Tullius faceva un pomposo discorso ad Ulfric che a quanto pareva aveva usato una cosa chiamata "La Voce" per uccidere il re dei re di Skyrim ed usurparne il trono. Motivo per cui era intervenuto l'impero per riportare l'ordine a Skyrim. Che fosse per impedirgli di usare questa "Voce" che lo Jarl, ovvero il signore, di Windhelm era imbavagliato?
A breve giunse il mio turno e mi avvicinai al boia che impugnava una gigantesca ascia. Degli strani rumori si sentivano nell'aria ma gli imperiali non ci badarono. Era un momento troppo importante.



E, all'improvviso, la vidi. Una gigantesca lucertola alata.

UN DRAGO!

Rimasi paralizzato. Il caos imperversava intorno a me. Da vero comandante militare il primo a riprendersi fu Tullius: -Portate i cittadini in salvo!-

Ralof mi scosse e mi disse di alzarmi: non potevamo rinunciare a quell'occasione! Improvvisamente mi venne voglia di vivere e seguii i ribelli dentro una vicina torre mentre Ralof ed altri Stormcloaks discutevano dell'esistenza del Drago. Ralof non poteva credere che le vecchie storie che avevano ascoltato da bambini fossero vere ma Ulfric interruppe tutte le discussioni:
-Le leggende non bruciano i villaggi- sentenziò.
Aveva ragione: non potevamo dubitare dei nostri occhi; quel Drago esisteva, era reale e stava bruciando Helgen con il suo soffio infuocato. Iniziai a salire la torre ed uno Stormcloak mi chiese di dargli una mano a liberare le scale dalle macerie. Non feci in tempo ad avvicinarmi che il muro di pietra venne sfondato dal muso del drago uccidendo all'istante quel poveraccio che neanche se ne rese conto. Caddi al suolo, paralizzato dalla paura del mostro che si trovava a meno di un braccio da me: se avesse rotto il muro un secondo più tardi sarei morto anch'io.
Non sembrava tuttavia avermi notato, era troppo impegnato a pronunciare degli strani versi:

-Yol Toor Shul!- 

L'urlo del drago rimbombò nella torre assieme ad un immenso getto di fiamme prima di spostarsi a distruggere un'altro edificio. Mi guardai attorno e vidi che l'unica via di uscita da quella trappola mortale era il foro che il lucertolone aveva causato nel muro. C'era un edificio mezzo distrutto che avrei potuto raggiungere con un salto.

Il tetto di paglia attutì la caduta ma cadde sotto il mio peso facendomi rovinare a terra. Uscii da quella casa e mi ritrovai di fronte al drago che era sceso fronte a me a circa una dozzina di metri. Fra di noi c'erano due Nord, notai che uno dei due era quello che teneva la lista dei condannati, sentii l'altro che lo chiamava Hadvar. Tra Hadvar ed il mostro c'era un bambino, Hadvar lo chiamò e lo fece concentrare su di lui, cercando di farlo scappare dal drago che soffiò nuovamente delle fiamme con un ghigno divertito, fortunatamente senza arrostire nessuno. Io ero rimasto molto distante. Non ero un eroe e non volevo esserlo, non avrei rischiato la vita per salvare quel bambino.

Potevo osservare nuovamente il Drago, due imperiali ci separavano.

 -Ancora vivo Prigioniero? Se vuoi restarlo seguimi e stammi vicino- mi disse Hadvar. Lo seguii con la certezza che all'occasione si sarebbe messo in mezzo tra me ed il Drago come aveva quasi fatto per quel bambino. Passai nuovamente di fianco a Tullius, che non mi vide nemmeno concentrato com'era ad impartire ordini ai soldati e mi diressi verso un palazzo. Incrociai di nuovo Ralof che stava andando verso un passaggio attraverso il forte che permetteva di uscire dalla città sfruttando le caverne naturali di quella regioni.
-Buona idea- dissi -Se quel dannato Drago ci vola sopra le teste possiamo sempre ripararci sottoterra!-
Lo seguii dentro il forte, ignorando Hadvar che mi chiedeva di seguirlo.
Senza offesa Hadvar, ma preferisco andare con quello che non mi vuole giustiziare, pensai.

Tutta quella situazione mi aveva fatto scordare dei miei propositi di morte e di Daenas. L'incontro ravvicinato con quel coso volante mi aveva spaventato al tal punto che volevo solo scappare il più rapidamente possibile da li.
Una volta dentro il forte io e Ralof vedemmo un cadavere, vestito con la divisa degli Stomrcloaks, al centro della sala. Ralof si avvicinò e gli chiuse gli occhi.
-Ci rivedremo a Sovngarde- affermò
-Sovngarde?- chiesi.
Ralof mi guardò sbigottito -Non è il momento di scherzare, fratello- mi rimbrottò con durezza. Poi, notando la mia faccia confusa, mi spiegò -Sovngarde è il reame di Shor, dove ogni Nord onorevole cha ha dato prova di se in battaglia andrà dopo la morte. Gunjar si è meritato questo onore. Ora vieni qui, non ti sei accorto che hai ancora le mani legate?-
No, sorrisi, non me ne ero accorto impegnato a fuggire da quel caos. Mi lasciai tagliare i legacci e mi sgranchii le mani. 

-Ascolta- mi disse Ralof -Gunjar non avrà più bisogno del suo equipaggiamento, prendilo tu; se vuoi venire con me non potrai farlo vestito solo di stracci-
In effetti mi ero quasi sempre vestito di stracci ed avevo scagliato lontano il mio arco dopo... dopo... dopo che avevo colpito Daenas. Scossi la testa. Avrei ripensato a Daenas una volta uscito da quell'inferno. Mi avvicinai al cadavere ed iniziai a spogliarlo della sua armatura.
Iniziai indossando gli stivali e poi gettai a terra il mio vestito di sacco per indossare l'armatura. Gunjar era leggermente più alto e molto più muscoloso di me perciò sembravo piuttosto ridicolo. Presi poi l'ascia che si trovava vicino al suo corpo. Era ben bilanciata anche se non molto affilata.
Era diversa dalle ascie da taglialegna che avevo usato in passato ma mi abituai presto a quell'arma mentre pensavo che un cranio non poteva essere poi molto più duro di un tronco d'albero.
Sperai di non doverla usarla, non tanto per il timore che molti hanno nei confronti dell'omicidio, ma perché non ero poi così abile con l'ascia da battaglia. Preferivo colpire dalla distanza e dall'oscurità usando l'arco come mi aveva insegnato il mio maestro.
Avevo già ucciso in passato e Daenas non era stata la mia prima vittima anche se prima di allora avevo ucciso solo per necessità o difesa.

Provammo ad aprire le porte interne del forte, ma erano chiuse a chiave. Forse sarei dovuto andare con Hadvar... 
-Dannazione!- esclamai. -Silenzio- replicò Ralof. -Sento una voce... Imperiali. Nasconditi- Si trattava di due soldati ma... uno di loro era... la capitana! Quella schifosa che voleva farmi tagliare la testa e che aveva ucciso Lokir! Ci piazzammo ai due lati del cancello che avevamo oltrepassato per entrare nel forte e loro, concentrati nella fuga, vennero presi di sorpresa. Non ci pensai due volte a conficcare la mia ascia nella schiena di quel soldato, mi dispiaque solo che fu Ralof ad uccidere il capitano.
Sputai sul suo corpo. -Tu sicuramente non andrai a Sovngarde- le dissi mentre Ralof si mise a rovistare nelle sue tasche. -Forse ha la chiave per la porta. Ah, ecco. Trovata- si giustificò Ralof (non che ne avesse bisogno per me) 
-Aspetta un attimo Ralof. Voglio vedere se hanno qualcosa di utile-
-D'accordo Ysgran. Ma fa presto- 

Il soldato che avevo ucciso aveva uno scudo imperiale, che presi per difendermi, e nel farlo notai che aveva la mia taglia. Chiesi a Ralof di aspettare un attimo mentre mi cambiavo. Ora sì che mi sentivo a mio agio, nonostante le insegne imperiali. Non avevo paura di essere scambiato per un soldato dell'impero: finché ero con Ralof ci avrebbe pensato lui a risolvere ogni equivoco. Grazie alla chiave della capitana potemmo aprire il portone che ci avrebbe condotto alle profondità del forte, dove si trovava la nostra via di fuga e presi una lanterna, sperando di poter trovare poi del combustibile o una candela. Se dovevamo entrare nelle caverne, come aveva detto Ralof, ci sarebbe stata utile.

Scendemmo nel sottosuolo, nelle segrete del forte, quando un'altro intervento di quel dannato drago fece crollare parte di una parete. Per proseguire avremmo dovuto fare una piccola deviazione. Entrammo in una dispensa ed affrontammo altri due imperiali.

-Per Ulfric e Skyrim!- esclamò Ralof lanciandosi alla carica, le due ascie che volteggiavano come una coppia di rapaci. Lasciai che Ralof attirasse i due Imperiali mentre io girai loro attorno e li attaccai alle spalle. Anche questa volta avevamo avuto dalla nostra l'effetto sorpresa, oltre ad una discreta dose di fortuna. Uno dei due indossava un'armatura pesante molto decorata, ma non mi piacevano quelle trappole mortali. Preferivo qualcosa di più leggero, muovermi con agilità. Frugammo nella dispensa e trovammo delle preziose pozioni in un barile, oltre a delle discrete provviste. Dovendo pensare al futuro presi qualcosa, quello che potevo mettermi in tasca.
Nel frattempo trangugiai con avidità un pezzo di pane e un bel sorso di vivo: ne avevo proprio bisogno!

Proseguendo nelle profondità del forte sentimmo i rumori di una battaglia. Ralof accellerò il passo desideroso di aiutare dei suoi compagni... o di uccidere degli imperiali. Il pensiero di ripagarli con la loro stessa moneta mi solleticava nelle viscere. Scendemmo una lunga scala di pietra e giungemmo in quella che doveva essere una sala delle torture a giudicare dagli attrezzi appesi ai muri e dalle gabbie. Un piccolo numero di imperiali e stormcloaks si stavano affrontando, uno dei primi scagliando fulmini dalle mani. Magia, pensai. Conoscevo un paio di incantesimi anch'io, grazie agli insegnamenti di Daenas. Nulla di particolare, un incantesimo con cui spruzzavo una debole fiamma, più utile per accendere un falò che altro, ed un semplice incantesimo di cura che al massimo poteva richiudere qualche piccolo graffio. Vivendo bloccati in mezzo ad un monte erano entrambi utilissimi, non potendo permetterci di pagare un medico per ogni stupidata e non potendo raccogliere legna durante le piogge. Uccidemmo il torturatore senza problemi ed iniziai a controllare quella sala per recuperare qualcosa di utile mentre Ralof e gli altri Stormcloak cercavano di fare il punto della situazione. 

Per prima cosa Ralof chiese di Ulfric, lo Jarl di Windhelm, ma la donna degli Stormcloak non lo aveva visto da prima della comparsa del drago alato. C'era una divisa di riserva ed indossai un cappuccio ed un paio di bracciali mentre Ralof mi fece notare che dovevano esserci dei pezzi d'oro dentro una cella. Avevo trovato un paio di grimaldelli sul corpo del torturatore e Ralof mi chiese di aprire la porta della cella: quell'oro ci sarebbe potuto servire una volta fuori di li. Dentro, oltre a pochi Septim, c'era anche un tomo di magia ed una tunica da mago. -Uno strano modo per conservare i propri effetti personali- dissi, esprimendo i miei pensieri ad alta voce. Infilai il tutto dentro ad uno zaino che era appoggiato su di un tavolino li vicino, assieme ad un altro libro che sembrava avere un discreto valore e ad una mappa di Skyrim, che mi sarebbe stata incredibilmente utile dato che non conoscevo nulla di quella terra e della sua geografia. -Hai finito?- chiese Ralof leggermente spazientito.
Annuii. -Allora andiamo, prima che arrivi qualcun altro. Non mi fa piacere stare in questo posto schifoso- 

Passammo un corridoio nel quale si affacciavano diverse celle vuote e ci inoltrammo sempre più in profondità nel sottosuolo fino a giungere ad un punto dove il muro sembrava crollare e proseguire in una grotta. Illuminata però, per cui non doveva essere una cosa recente. Lasciai che fossero Ralof e gli altri due Stomrcloaks a precedermi e dopo una breve galleria ritornammo all'interno dei sotterranei del forte.
Ci precimitammo troppo in fretta però, ansiosi di scappare, e cademmo preda di un'imboscata imperiale! Questa volta non mi sarei lasciato catturare senza combattere! Caricammo i primi soldati imperiali tenendo lo scudo alzato mentre degli arcieri, dall'altra parte della sala divisa a metà da un fiumiciattolo stavano incoccando pronti a sparare. Realizzai in un secondo momento che quella stanza era stata costruita dentro una grotta ed univa l'architettura alla grotta naturale. Probabilmente in quel ruscello confluivano le acque sporche dell'intero forte. Grazie allo scudo riuscii a sfondarli e proseguii verso gli arcieri. Se non li avessimo uccisi per primi saremmo morti. Urlai anch'io, come i miei compagni, per Ulfric e per Skyrim, apprezzando l'ironia di inneggiare agli Stormcloaks mentre indossavo un'armatura da imperiale. Mollai lo scudo per terra concentrandomi per richiamare le fiamme nella mano sinistra. Colpii gli arcieri con ascia e fiamma riuscendo ad ammazzarli. Purtroppo non fui sufficientemente rapido: riuscirono a scoccare un paio di frecce.

Dopo qualche secondo io e Ralof fummo gli unici ancora vivi in quella sala

Dopo aver tirato un respiro profondo mi presi un attimo per prelevare un arco e delle frecce dai soldati imperiali, oltre ad uno scudo più leggero. 
-Ora si che mi sento veramente pronto a combattere!- dichiarai -Preferisci un arco ad una lama, cacciatore?- disse Ralof 
-Si, sono infallibile con un arco. Peccato ci siano solo dodici frecce in questa faretra. Almeno c'è questo pugnale di acciaio. Una buona lama- 
Li avevo usati solo per spellare le bestie e mai per gli uomini e di sicuro mi fidavo più dell'ascia che di quel cosetto contro un soldato.

Trovammo una galleria scavata nella roccia e presi una torcia dal muro per esplorarla in profondità, fino a trovare una sorta di ponte sollevato ed una leva che tirai per far scendere il ponte di legno. -Forza Ralof, che aspetti?-
-Arrivo, arrivo, per Ysmir!- 
Passammo in fretta il ponte che crollò alle nostre spalle assieme a parte della galleria. Quel drago si stava veramente impegnando per distruggere quel villaggio. Eravamo usciti dalla parte della grotta "costruita" ed il rigagnolo di scarico confliuva su un altro fiume sotterraneo.
-Se lo seguiamo dovremmo riuscire a trovare un'uscita, prima o poi- dissi allo Stormcloak. 
Ben presto però ci divenne impossibile seguirlo, si infilava sotto ad una frana di rocce ma potevamo proseguire per un passaggio laterale. Avanzai per primo, tenendo alta la torcia. Notai una strana sostanza bianca alla base di un paio di colonne... ed uno strano proiettile di bava che volava verso di me! 
-Frostbites! Ragni schifosi!- Urlò Ralof caricando il gigantesco ragno velenoso -Usa di nuovo quel trucco! Sono vulnerabili al fuoco!- 
Seguii il suo suggerimento e cominciai a sparare fiamme da entrambe le mani ed in men che non si dica i ragni erano tutti morti. -Ragni grossi come cani. Che schifo. A Cyrodil non ne ho mai incontrati-
-Qui a Skyrim sono molti comuni purtroppo, ma generalmente si trovano solo in grotte e caverne come questa- 
Sapevo che da creature simili si poteva estrarre del veleno, come avevo visto fare a mio padre con dei serpenti, ma non avevo intenzione di mettermi a provare in quel momento. Inoltre non credevo che Ralof mi avrebbe aspettato. Le zanne di quei cosi erano talmente spesse che le nostre armature di cuoio non potevano fare molto pertanto avevamo rimediato diverse ferite in quel breve scontro, dandomi modo di sfruttare anche il mio incatesimo di cura che però era efficace solo su chi lo castava per cui passai a Ralof una delle pozioni che avevamo trovato prima nella dispensa. 
-Grazie mille, fratello- mi disse accettando il mio dono.

Proseguimmo e ritrovammo il torrente che filtrava attraverso un'altra parete prima di allargarsi su una grossa grotta, con un filo di luce che penetrava da un foro nel soffitto. Una luce che ci rivelava un'orso che stava dormendo pacificamente. Io e Ralof ci accucciammo.
-Dobbiamo essere vicini all'uscita, Ralof-
-Si, ma non voglio rischiare di farlo arrabbiare. Cerchiamo di fare piano e di evitarlo-
-Non essere stupido. Mi basta un colpo ben assestato e non sarà più un problema- dissi tirando fuori l'arco rubato agli imperiali ed incoccando una freccia. 
Scagliai il dardo e colpii in pieno l'orso che urlò di dolore. Si alzò in piedi mentre Ralof sbiancava dal terrore ma non mi feci impressionare. Il tempo per l'animale di vederci e la mia seconda freccia era già in volo. L'animale cadde a terra senza emettere un'altro lamento.
-Visto Ralof? Una passeggiata. Ha una bella pelliccia e mi dispiace lasciarla qua... ma non abbiamo tempo-
-Infatti, ora poi siamo vicini all'uscita! Andiamo!- mi incalzò il Nord. Dopo un paio di minuti uscimmo allo scoperto, mentre il gigantesco Drago volava sopra le nostre teste in lontananza.
Finalmente eravamo riusciti a fuggire.

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